Il territorio che nella attuale divisione amministrativa assume il nome di Umbria ospita, insieme a una costellazione di insediamenti sparsi, due delle maggiori città dell’antico territorio etrusco. Perugia e Orvieto. La prima mostra chiaramente la sua importanza attraverso il circuito delle mura, conservato mirabilmente in larga parte, e le porte, che intere o inserite in manufatti successivi, permettono di marcare l’andamento delle strade che continuano a innervare dall’antichità più remota la città. Orvieto col suo altipiano tufaceo offre immediatamente la percezione di una posizione favorevole, inevitabilmente oggetto sin dall’antichità di interesse insediativo. In questo caso le emergenze archeologiche si rarefanno nell’area abitata, obliterate dalla insistenza della città nei secoli sul medesimo sito, ma si fanno suggestive nelle viscere scavate e nelle necropoli. Ma l’elemento meno noto, che riguarda quest’ultima città, è la centralità peculiare, che le ha permesso di rimanere determinante per tutto il corso dell’esistenza di una storia etrusca. Il Fanum Voltumnae. Questo è il santuario centrale comune della nazione etrusca, quello intorno al quale ha ruotato la vicenda degli Etruschi, scandita da incontri annuali e da cerimonie. Dopo lungo periodo di ricerche finalmente pare emergere con chiarezza il sito in cui questo centro si è sviluppato nei secoli. In Campo della Fiera da anni si svolgono scavi che progressivamente mettono in rilievo la struttura del santuario, offrendo sempre maggiori indicazioni a favore di questa identificazione a lungo contrastata. E certo non riscuote minore interesse il fatto che il nome attuale, dopo millenni, presenti il medesimo utilizzo dell’area che si può ipotizzare sin dall’origine, in quanto scambi e appunto fiere è probabile si accompagnassero allo svolgimento degli incontri politico-religiosi che si svolgevano annualmente. Luogo di fiera e campo boario fino a non pochi decenni addietro.
Il collegamento tra le città, strettamente intrecciato con la natura fisica dei luoghi, avveniva certamente attraverso le vie d’acqua, che scorrevano abbondanti presso entrambi i centri (il Tevere, e per la sola Orvieto il Paglia), ma senza dubbio anche via terra si dovevano sviluppare itinerari, che seguivano preferibilmente gli spazi vallivi, senza poter negare la possibilità di percorsi più impervi, diventati incerti per noi dentro il profondo mutamento dei luoghi che millenni hanno determinato.
Fedeli ai suggerimenti dell’archeologo, abbiamo “immaginato” un percorso che collegasse le due piu’ importanti citta’ etrusche dell’attuale Umbria, attraverso “le vie d’acqua” o “preferibilmente gli spazi vallivi”, quindi attraverso i corsi dei torrenti Genna, Nestore, Fersinone, Chiani, Paglia. Con cio’ tagliando fuori dall’itinerario la classica S.S. Marsciano-S.Venanzo-cima Peglia-Orvieto, che ricalca grosso modo l’itinerario consolare dell’Impero romano. Chiamandola la Via Volsinia(etrusca Veszna), la vera, antica capitale del regno etrusco, luogo in cui ogni anno confluivano i capi della dodecapoli etrusca del Centro Italia.