Dati tecnici:
Lunghezza 20,9 km
Dislivello salita 473m (stimato
Dislivello discesa 344m(stimato
Terreno: ,strade campagna,sentieri, guadi.
Classificazione : EE
La seconda tappa comincia dopo una bella colazione presso l’unico bar del paese, poi si deve prendere ,dopo l’incrocio, a destra
direzione Montevibiano. Dopo pochi metri, in una secca curva a destra in salita, prendete la strada che si apre tra le due case, segnata anche con cartello rosso mbk itinerario 25 “dal Fersinone al Nestore”.
Entrerete in un sentiero in un bosco tipico umbro, ai margini di un fossetto che vi accompagnera’ per parecchio. Alla fine il sentiero esce in una larga strada sbrecciata, dovete sempre andare dritti, mai girare a destra nei bivi che incontrate, finche’ nella strada principale troverete a destra il solito segnale mbk biancorosso dell’itinerario “dal Fersinone al Nestore”
Il tratturo vi porterà, attraverso un fondovalle, tra colline coltivate finche’ incontrerete un guado del fosso che lambisce il sentiero. Superatelo e prendete la strada che entra nel bosco.
Ora il sentiero andra’ in salita prima boscato, poi attraverso un frutteto (ciliegi e noci) abbandonato, per finire in prati sommitali dopo un centinaio di metri di dislivello. Prendere a destra quando vedete il sentiero chiuso da un filo di ferro delimitante una proprieta’ privata. Uscirete accanto ad un agriturismo con un bel giardino all’inglese…….Proseguite dritti lungo la sbrecciata che porta al paese di Migliano ben visibile sulla cresta della collina. A destra, salendo, piccole e grandi colline fitte di boschi segnano il contrappasso con quello che abbiamo visto nei chilometri passati. Guardando alle spalle la citta’ oramai appare lontanissima, un lungo agglomerato di costruzioni, punteggiato dai campanili piu’ alti, ben visibile pur lontano S. Pietro, come un minareto, misura senza indugio la distanza percorsa solo dal giorno precedente. E poi, tra la citta’ e noi, quelle onde basse e colorate, come bandiere a scacchi, giacciono alla luce del sole, quei colli che conoscono l’aratro e il trattore, il sudore e la speranza di un mondo che oramai non esiste piu’….
Al primo ingresso di Migliano prendete l’asfaltata che sale dritta impennandosi fino allo sbocco nella via principale che sale, sinuosa,a destra, fino al toppo della collina. Dovete arrivare fino al cartello del paese per sperare che la strada spiani, andando verso il centro comincera’ a scendere, poi iniziate ad uscire dall’abitato girando a destra ,sempre in discesa, finira’ l’asfalto ed iniziera una sbrecciata. Arrivati ad un quadrivio ,dopo poche decine di metri, dovrete prendere il sentiero segnato Cai, a sinistra, un po’ nascosto, ma ben segnato dal cartello-freccia che recita “m14 Migliano-Fibbino”
State entrando nelle selvagge gole del torrente Fersinone, maestose e panoramiche……potrebbe capitarvi di vedere le pozze dove bagnarvi nel fondo gola, oppure dalle rupi osservare il plastico volo di qualche occhiuto rapace.
Dopo qualche chilometro di un evidente sentiero arriverete al guado del torrente, che segna il confine tra le provincie di Perugia e Terni. Appena di la’ in un albero notate il segno del sentiero che ricomincia appena sopra il terrapieno, bisogna risalire a destra il corso del torrente. Entrate in una maestosa pineta, seguendo le indicazioni Cai messe nei punti di svolta, ben presto il sentiero diventa ampio tagliafuoco nel bosco, poi all’incrocio girate a destra e vi troverete di fronte la cascina di Rotaprona, appena dopo l’omonimo rudere del mulino.
Dopo la cascina proseguiamo l’evidente sentiero fino al secondo guado del torrente, presso il ponte distrutto dalle piene…..guado agevolato da una chiusa che frena l’impeto delle acque e rende innocuo il trasbordo specialmente nei mesi estivi, dove al limite ci si bagna giusto i piedi.
In alternativa si prosegue per 200 metri seguendo il sentiero accanto al torrente fino ad una seconda chiusa presso un mulino, che si puo’ attraversare senza bagnarsi. Si prosegue nel bosco seguendo i segnali giallorossi, fino ad una passaggio su roccette, bonificato con fettucce di sicurezza. Dopo poco ci si riimmette in un largo sentiero che si inerpica nel bosco con pendenze importanti, un tratto da superare di 280 m di dislivello, di cui la prima parte e’ la piu’ dura. Poi la strada, superata una colonica diroccata, si fa piu’ dolce, fino a spianare in una piccola pineta con un incrocio dove si deve girare a destra… (segnato M14 per bikers)
Un ultimo sforzo e il sentiero esce in una carrareccia dove si deve girare a sinistra in direzione Casaglia, piccolo villaggio a pochi metri che si supera aggirandolo a destra
Ora si cammina ai margini del bosco fino al bivio della Serpolla, che noi superiamo seguendo sempre la strada principale, che comincia decisamente a scendere a sinistra
.Ora la strada scende dolcemente. Sulla destra, alle pendici dell’enorme area boschiva, si nota in lontananza l’abitato di Greppoleschieto. La vista spazia nelle verdeggianti colline in basso, su su fino ad intravedere le antenne e i tralicci Enel che segnalano come un faro, la cima del monte Peglia. Ora il bosco si dirada e lascia posto a pascoli per cavalli e terreni oramai tristemente incolti. Bisogna evitare, ad un primo bivio, di proseguire dritti , ma occorre girare a destra (direzione Montegiove come recita un cartello sentieristico presente ) e dopo proseguire lungo la sbrecciata che conduce fin sotto il paese di Monte Giove.
La strada poderale e’ poco transitata e piena di erbacce, si dovrà anche superare un guado formato dal fosso Serpolla.
La carrareccia arriva infine a incrociare la strada provinciale asfaltata che conduce a Montegiove, bisogna girare a sinistra e dopo pochi metri sull’altro lato strada vedrete il cartello per la Scarzuola, seguitelo per tre chilometri e siete arrivati alla fine della seconda tappa.
Qui devo aprire una parentesi, visto che, per gli amanti dell’arte ci troviamo davanti alla mitica Scarzuola, enorme struttura panteistica ed esoterica, creata dalla fervida immaginazione dell’architetto milanese Tomaso Buzzi, visitabile su prenotazione. Ma la sua storia è antecedente. Una pia tradizione vuole che nel 1218, S. Francesco d’Assisi, transitando da quelle parti e trovando il luogo adatto alla solitudine, vi costruisse una capanna di scarsa ( legno di scarza) . La tradizione ha tramandato anche dell’esistenza di una sorgente d’acqua fatta da lui scaturire miracolosamente.
Traccia del percorso qui sotto, cliccare sotto la mappa, sopra seconda tappa.
https://www.alltrails.com/explore/map/seconda-tappa-mercatello-la-scarzuola-219d0a3
Dove mangiare e dormire:
Gli appartamenti e case coloniche a cui ci appoggiavamo nel 2021 hanno interrotto l’attività in questo primo scorcio di 2022. In attesa di riattivare l’ostello di Montegiove ( proprietà del comune di Montegabbione), siamo spiacenti di dover confermare che in questo momento non disponiamo di strutture ricettive al termine della seconda tappa.
19 febbraio 2022